riflessioni di una quasi quarantenne
Non festeggio il compleanno da quando mia mamma non mi fa più la torta -ed anche prima non è che la cosa mi entusiasmasse granchè! Mi piaceva la torta, e vedere la felicità nei suoi occhi quando mi avventavo col coltellaccio sul capolavoro culinario: un pan di spagna farcito amorevolmente di crema pasticcera ed alchermes, talvolta decorato con panna montata fresca e zuccherini colorati.
Non sono ancorata alla giovinezza a tutti i costi: un viso maturo racconta molto- è più di una biografia scritta ad arte – inoltre, non mente! Apprezzo gli auguri e faccio volentieri un brindisi in amicizia ma, tutto qui.
Sto seguendo un corso di disegno e dopo aver imparato (più o meno) a gestire la matita ho preso contatto con pennelli e colori. L’immagine alla quale sto lavorando è un volto (il maestro ha tentennato un pò, poi mi ha dato l’ok –come primo lavoro è una bella sfida -dice lui!)
Nella ricerca delle immagini mi sono resa conto di quanto fossi attratta dai visi, in particolare maschili non acerbi e colorati! In una vita precedente potrei benissimo essere stata un sacerdote indiano o un nomade tuareg.
Mi soffermo sullo sguardo e, ascolto. E poi fantastico. I solchi lasciati dal coraggio mi incantano, come le pieghe scolpite dalla speranza! Nella pelle ci vedo disegnata la Vita, l’esperienza, il percorso.
Avevo una tela bianca. Grazie a un mix di tecnica e immaginazione, sta prendendo nuova forma e colore!
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