La mia estate, a braghe sbottonate
Cosa hai fatto la scorsa estate?
Io l’ho vissuta a braghe sbottonate.
Presente quando – a fine abbuffata – slacci il bottone emetti un sospiro potente ed espiri tutto, lasciando che il punto vita si espanda a sua misura?
La mia ultima estate è stata così. Ho alternato momenti di vegeto-cazzeggio a istanti pieni, carichi di ciò che in quel mentre mi rendeva leggera libera e sbottonata.
Ho frequentato una persona – non questa estate, prima – che a un certo punto mi ha detto: minchia, ma tu sei esattamente come appari. Il suo tono è stato aspro, di quelli imbevuti nel limone; un tono che non lascia immaginare. Dietro a quelle parole non c’era altro: quel tono con quelle parole hanno dichiarato tutto. Mi hanno illuminata, non subito, sono trascorse alcune stagioni. Ho lasciato decantarle ed ho capito che sì, quello che sarebbe dovuto arrivarmi come ammonimento era per me il più gradito complimento.
Siate come apparite.
E’ il mio augurio, per tutti: se di persona siete come da dietro lo schermo, avete vinto!
Siamo così tanto concentrati nel cercare ispirazioni – diventando brutte copie di [..]; siamo attenti a giudicare invidiare e lanciare critiche distruttive a chi smuove se stesso per raggiungere il proprio sé che, inavvertitamente, inciampiamo nel io castrante.
Questa estate sono tornata bionda, è il mio colore di nascita: bionda io la nacqui eppure a lungo non me ne sono fatta vanto.
Negli ultimi dieci anni ho provato in tutti i modi ad abortire il pigmento naturale dei miei capelli: sono passata dal castano al nero, dal rosso aranciato al grigio. Ero così intenzionata a cancellare la parte di me che sapevo piacere a chi stavo mal sopportando da troppo tempo, che quando la persona col limone in bocca di cui sopra mi ha detto: sai, la mia ex è una bionda (con ghigno al seguito), ho capito la vera ragione per cui quel biondo – nonostante stessi facendo di tutto per annientarlo, ad ogni lavaggio tornava.
Il tono che ha accompagnato quelle parole è stato esaustivo: la saccenza con cui si usa un luogo comune, per altro vecchio e assai retrò – impedisce al cervello di capire che chi si ha di fronte sà, ha dimestichezza con i colori, conosce l’esistenza delle sfumature: il biondo è platino o cenere, è ramato o miele, è sabbia. Il biondo ha toni caldi freddi, cangianti. … un po’ come gli stronzi!
Questa estate ho imparato a fare le divisioni in colonna: prendetevi un paio d’ore, di giorni, di mesi … dimenticate l’esistenza di pc e smartphone, scrivete su un pezzo di carta 7384 diviso 47, mettete i numeri in colonna e svolgete l’operazione.
Ci ho messo una settimana a convincermi. Ho chiesto consiglio ad un’amica maestra e, quando ho scoperto che i tizi su youtube che stavo seguendo non dicevano minchiate, ho calato le braghe!
La procedura per arrivare al quoziente sparando numeri ad cazzum, procedendo per tentativi e puntando sulla possibilità che l’orologio si fermi per spolverare le tabelline e contare su tutte le dita a disposizione (e su un Santo qualunque) è La Sola e Unica Procedura corretta, cazzo.
Questa estate mi sono pesantemente seduta sul i phone, ho ancora il crack nelle orecchie.
Ho pregato fosse solo superficiale, il crack, prima di levarmi e scoprire che non lo era. E’ successo a dieci minuti dalla partenza per le vacanze, sul treno. In anni di percorsi in treno non abbiamo mai viaggiato seduti, sempre stipati nel corridoio fra un vagone e l’altro, appoggiati alla valigia o accampati sullo zaino.
Il pro è che l’ho usato pochissimo, sia per scattare sia per navigare. Sono stata più presente, ho guardato meno attraverso l’obiettivo – e lo schermo, e più dal vero: ho colto un bisogno (a me scomodo) e l’ho accolto, facendomi da tramite. Viaggiare comodi c(r)acka, tenere le porte socchiuse arieggia. Che lezione!
Questa estate ho scoperto la potenza dell’ acquerello: è una tecnica che ho sempre sottovalutato.