Il lato emotivo della realtà
[Luglio 2007 d.c.]
Il giorno del funerale di mia mamma lo ricordo caldo, umido e trafficato.
[Novembre 1989 d.c.]
A ventidue giorni dal compiere quindici anni capii che dovevo prepararmi a non vederla più, a non averla davanti -occhi negli occhi, quando dopo una caduta era solita venirmi incontro rassicurante.
Iniziai ad allenarmi forte.
Quando sai che dovrai fare a meno di qualcosa di fondamentale -ma non hai una data certa, e non hai mai fatto esperienze che abbiano procurato ferite tanto profonde, il mondo crolla -sulla testa o da sotto i piedi.
Non so quale sarebbe dovuta essere la reazione giusta:
una sorella neonata ed un papà libero professionista che si divide (magistralmente) fra casa/lavoro ed ospedali … l’adolescente che mi abitava ha indossato il suo zaino pieno di caos -e paure, e affrontato il lato emotivo della realtà.
Il giorno del funerale, dicevo, era caldo e umido: le prime ore dei pomeriggi di luglio, in genere, non sono buone per organizzare cortei nelle strade di paese.
Lo ricordo anche come un giorno di traffico intenso, un via vai di volti e voci che aveva avuto inizio due giorni prima, via vai a cui non ero abituata -considerando il grande e profondo silenzio a cui il cancro ci aveva educati.
Non penso spesso a quei giorni, quando capita rivivo il calore di alcuni abbracci; sento le lacrime di chi mi ha baciata trasferirsi sul viso; provo imbarazzo e disagio nel sentire e vedere cose a cui diciotto anni di convivenza col cancro non mi avevano preparata.
Le frasi convenzionali e di circostanza, i convenevoli, l’effetto uau di chi vedendola bianca e inerme dichiara: allora è vero!
Il tutto ha acutizzato i difetti e lasciato sospesi il buono e il sensato -residuati dell’infanzia!
Felicità a momenti e futuro incerto, dove l’incertezza è diventata stato d’animo.
[To be continued]
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