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Penso, dunque sono: la connessione fra corpo e mente

Al di là di ogni credo, fede o filosofia professata, l’essere umano ha indiscutibilmente una costituzione psico-fisica, è composto cioè da una parte corporea ed una psico emotiva.

Il rapporto e la connessione fra corpo e mente fanno di un individuo una persona equilibrata o meno.

René Descartes (Renato Cartesio) nel diciottesimo secolo determinò le basi per lo sviluppo della cultura del dualismo fra corpo e mente:

Cogito, ergo sum – Penso, dunque sono.

 

La allora sorprendente scoperta di Cartesio offre al mondo la possibilità di provare a risolvere una parte delle problematiche esistenziali:

se l’essere umano non è composto soltanto di materia significa che, per mantenere un certo equilibrio, deve necessariamente prendersi cura – anche – della propria dimensione mentale, razionale ed emozionale.

Psicosomatica

 

Le emozioni trattenute – che non trovano sbocco, restano intrappolate nel corpo e prendono forma in sintomi organici.

Da qui lo sviluppo dei disturbi psicosomatici: 

le emozioni – mentalmente dolorose e insopportabili – scaricano il loro peso e si esprimono direttamente sulla materia: il corpo.

 

Sintomi di un disagio 

 

I sintomi di un disagio psicosomatico più evidenti sono da individuare nelle forme di depressione e nei disturbi ansiogeni.

In assenza di riconoscibili squilibri emozionali può diventare difficile ricondurre la natura di un malessere fisico ad uno psicologico e quasi sempre si corre il rischio di entrare in un circolo vizioso, alla ricerca spasmodica di una causa organica.

Gli organi del corpo più colpiti sono:

la pelle (eritemi, acne, psoriasi, iper secchezza della cute o eccessiva sudorazione); l’apparato gastrointestinale (coliti, gastriti, ulcere); l’apparato cardiocircolatorio (tachicardia, ipertensione) ; l’apparato respiratorio (iperventilazione, asma); l’apparato riproduttivo (anorgasmia, eiaculazione precoce, dolori mestruali, impotenza); sistema muscoloscheletrico (mal di testa e cefalea, crampi, stanchezza cronica).

Le persone colpite d questi disturbi, tendenzialmente, non correlano il dolore fisico ai disagi emotivi, ciò crea un aumento della tensione emotiva ed un possibile aggravamento dello stato di salute fisico.

I rischi nel sottovalutare i sintomi sono alti: le persone la cui connessione fra corpo e mente è compromessa, possono incorrere in disturbi comportamentali: la persona può diventare iperattiva o apatica e letargica, alterate possono essere anche le razioni di euforia e collera, possono cambiare l’atteggiamento alimentare e il rapporto con il cibo; i cambiamenti dell’umore appaiono per lo più immotivati o esagerati; la persona può sentirsi sopraffatta e confusa: la percezione diventa falsata, con il rischio di diffidare di tutti o delegare qualunque compito; può cambiare il livello di autostima e fiducia in sé e le persone con cui abitualmente ci si relaziona diventano improvvisamente strane e ostili e i posti, frequentati quotidianamente, diventano sconosciuti.

 

Cosa fare?

 

Il primo intervento utile immediato è quello di eliminare il sintomo non fisiologico:

prendere consapevolezza del disagio emotivo.

Affrontare dunque l’emozione dolorosa, scomponendola e rendendola meno spaventosa.

Già, come se fosse una passeggiata … !

 

Riconoscere di avere un problema è, spesso, il problema stesso.

Qui rientra in campo Mr. Cartesio, per cui: il dubbio è l’origine della sapienza.

A fronte di una situazione traumatica, o un evento particolarmente drammatico, le difese immunitarie creano una maschera, grazie a cui la persona – nonostante tutto, riesce ad andare avanti, ad assolvere alla quotidianità e a non farsi schiacciare IN MODO EVIDENTE.

Elaborare le proprie emozioni può voler dire ri vivere l’evento traumatico.

SOMATIZZARE la situazione, ACCANTONARE il disagio, fingere a se stessi di non aver accusato grandi colpi e poter invece curare un mal di pancia o sottoporsi a innumerevoli esami clinici per trovare una causa organica è una scorciatoia salvifica apparente, che non pone la persona di fronte al proprio senso di inadeguatezza del momento, evitando di dover affrontare una situazione emotiva scomoda, evitando di METTERSI IN DUBBIO o in discussione, evitando di accettare una condizione di FRAGILITA’.

Chiedere aiuto e appoggiarsi a persone che sappiamo volerci bene è IL PRIMO PASSO da fare.

Chiedere aiuto e sostegno a professionisti seri ed efficienti è IL SECONDO PASSO da fare.

NON ISOLARSI è un PASSO FONDAMENTALE.

L’obiettivo è la CONSAPEVOLEZZA di sé, dei propri limiti e delle proprie virtù.


 

Ti sei mai sentito sopraffatto emotivamente? 

Conosci qualcuno che potrebbe esserlo, MA … ?

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