8 Marzo
DEMAGOGIA: sostantivo femminile
POPULISMO: sostantivo maschile
In entrambi i casi siamo di fronte a due degli atteggiamenti che, fra i tanti, vacillano fra una presa per il culo e l’altra.
Le origini della celebrazione dell’ 8 Marzo sono diverse, si fondono – e confondono, fra le svariate iniziative socio culturali che nel corso dei secoli, in tutti i paesi del globo, le donne hanno organizzato.
Per sintetizzare la questione, pare che l’ONU abbia poi proposto IL giorno.
Cito: [dal sito del Ministero dell’Interno.]
Il 16 dicembre 1977, con la risoluzione 32/142 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propose a ogni paese, nel rispetto delle tradizioni storiche e dei costumi locali, di dichiarare un giorno all’anno “Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale” (“United Nations Day for Women’s Rights and International Peace”) e di comunicare la decisione presa al Segretario generale. Adottando questa risoluzione, l’Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l’urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese. L’8 marzo, che già veniva festeggiato in diversi paesi, fu scelta come la data ufficiale da molte nazioni.
Vedere il video, della carica poliziesca delle forze dell’ordine alle donne che nel 1972 in Piazza Campo de’Fiori manifestavano per vedere riconosciuti i propri diritti – urgenti e legittimi, mi ha fatto pensare.
Negli occhi, nelle espressioni e nelle azioni degli uomini che erano lì, non certo per sostenere le manifestanti, si denotano chiaramente disappunto, risentimento, livore … rabbia e sfottò:
“ ragazze, andate sul marciapiede” – “ ma non vi vergognate” – “ cara bambina, adesso …”
Frasi declinabili in mille modi, e che ancora oggi a distanza di oltre quarant’anni sono nell’uso comune,
fra le mura di casa, nei luoghi di lavoro:
“fatti da parte” – “vergognati” – “non vali/conti/sei nulla”.
Quante volte ce lo sentiamo dire? Quanto spesso veniamo considerate impari, inette, incapaci, indegne?
Quante volte siamo costrette a dimostrare le nostre capacità e prerogative?
Una delle donne nel video urla: “ avete paura di noi, ecco perché …”
Forse l’inghippo sta proprio qui: nella competizione fra generi.
Di fatto non esiste una competizione di genere, o non dovrebbe esistere.